mercoledì 11 maggio 2011

NUCLEARE - PROBLEMI E RISCHI SANITARI

A sostegno delle argomentazioni del Comitato referendario contro il nucleare, a cui siamo aderenti, riportiamo questo articolo di Beppe Miserotti e Federico Balestrieri di ISDE Italia, ben antecedente al disastro di Fukushima


Giovedì 06 Maggio 2010
“Nucleare: problemi e rischi sanitari”
a cura dei Dott.ri Giuseppe Miserotti e Federico Balestreri (ISDE)
Parte 1 – Dott. Miserotti
L’art.30 del Codice Deontologico dei Medici tratta del conflitto d’interesse. Secondo questo
articolo il medico deve agire sempre nell’interesse della salute dei cittadini, non facendosi
influenzare da interessi secondari (economici, professionali, …).
Se questo non avviene il medico non è credibile.
Le emissioni radioattive possono derivare da varie attività antropiche:
- test atomici per scopi bellici (es. prove in Sahara e in Polinesia ad opera della
Francia con esposizione delle popolazioni locali i cui effetti non sono mai stati
studiati);
- centrali elettronucleari per scopi energetici (il nucleare copre circa il 17% del
fabbisogno energetico mondiale). I paesi con più centrali sono USA, Francia,
Giappone e Russia. Ormai da anni è in calo la tendenza a costruire nuove centrali.
Attualmente nel mondo occidentale sono in costruzione solamente due impianti,
uno in Francia ed uno in Finlandia;
- radiazioni e radionuclidi per scopi diagnostici;
- immissioni varie.
Il Trizio (H-3), noto anche come Idrogeno pesante, è una sostanza che si forma
naturalmente negli strati alti dell’atmosfera in piccole quantità. Scende negli strati più bassi
per formare insieme all’ossigeno (O2), acqua e neve triziata in ragione di 5-10 pCurie/l
(fondo di radioattività naturale) [Eisenbud, Environmental Radioactivity, 1973].
Il Trizio si forma in ragione di 1 atomo ogni 10.000 fissioni al secondo (in una centrale
nucleare da 1.000 Mw ne sono prodotti 100 milioni di miliardi al secondo). Ne consegue
che in atmosfera la sua concentrazione si eleva a 100 volte tanto la radiazione naturale,
raggiungendo valori di 500-1.000 pCurie/l [Rapporto NCRP 6/1979].
Il Trizio è una sostanza cancerogena. E’ definito come un “tossico” di IV classe [Decreto
Legge 230/1995]. Presentandosi nell’ambiente all’interno dell’acqua entra nella catena
alimentare, legandosi ai tessuti ed ai liquidi organici, dove si concentra fino a 10 volte
[rapporto CNEN].
Quali radionuclidi escono da una centrale nucleare?
Cesio (tossico per il tessuto muscolare), Cobalto, Iodio (estremamente pericoloso per la
tiroide), Radio, Stronzio (elevata tossicità per le ossa e per i denti, specialmente dei
bambini), Kripton, Argon, Xeno, Trizio e C14. Tutti questi elementi hanno un grosso impatto
sulla catena alimentare [Environmental Healthy 2009].
Le centrali nucleari non sono stagne, ma durante l’esercizio rilasciano radiazioni. Tale
affermazione è supportata dagli Annali dell’Istituto Superiore di Sanità volume 23 n°2
pag.254 del 1987, in cui si dice “… in condizioni normali un reattore nucleare potrebbe
concettualmente essere stagno, ma in pratica è impossibile evitare che una certa frazione
delle incamiciature del combustibile si fessuri durante l’esercizio, con conseguente rilascio
all’esterno di prodotti di fissione ivi contenuti”.
Nello stesso documento a pag.186 si descrive anche chi sarebbe esposto e per quali
distanze: “… i gruppi che possono ricevere impegni di dose nel ciclo nucleare sono di tipo
diverso: anzitutto i lavoratori esposti professionalmente, quindi la popolazione entro poche
centinaia di km (dosi locali), quella entro poche migliaia di km (dosi regionali) e quella
totale del globo…”. Una centrale nucleare ha quindi effetti su tutto il globo!! L’aumento del
Trizio ha infatti effetti globali, riguarda tutta la troposfera.
E il problema delle leucemie?
Il governo britannico ha recentemente commissionato al chimico Ian Fairlie, esperto di
radioprotezione, uno studio per indagare le eventuali correlazioni fra leucemie infantili e le
centrali nucleari. Lo studio dal titolo “Increased leukenias near nuclear power station” ha
preso il via dopo gli esiti di uno studio analogo condotto in Germania per conto del
governo (German KIKK Study – 2008). Quest’ultimo ha preso in considerazione 16 reattori
nucleari, evidenziando un incremento del 220% delle leucemie dei bambini residenti ad
una distanza di inferiore a 5 km dalle centrali ed un incremento del 160% dei tumori
embrionali per la stessa fascia. Effetti rilevanti sono stati riscontrati fino ad una distanza di
20 km dai siti. Questo studio è alla base dell’intenzione della Germania di uscire il più
presto possibile dal nucleare.
E’ stato inoltre riscontrato che la radioattività è fortemente legata all’andamento dei venti.
I nuclidi fortemente pericolosi sono il Trizio ed il C14, perché presentano queste
caratteristiche:
- hanno un rilascio diffuso dalle centrali;
- entrano velocemente nella biosfera;
- sono altamente solubili (si respirano, si assorbono e si ingurgitano facilmente);
- hanno un rapido ricambio molecolare;
- hanno un rapido assorbimento nel sangue (in particolare il Trizio);
- hanno una lunga vita di dimezzamento (il C14 ha un tempo di dimezzamento di 5400
anni);
- hanno una distribuzione su scala globale.
Un altro studio di riferimento è quello condotto da Joseph Mangano (esperto di
radioprotezione) e Janette Sherman (epidemiologa che si occupa di CDC, una sorta di
registro dei tumori statunitense). Tale studio è stato pubblicato dal European Journal of
Cancer care (2007). Il lavoro ha preso in esame le correlazioni fra le centrali nucleari e le
leucemie infantili negli USA, dimostrando che:
- in prossimità delle centrali più vecchie (1957-1980) l’incremento di leucemie infantili
è stato del + 13,9%;
- in prossimità delle centrali più recenti (1985-2004) l’incremento di leucemie infantili
è stato del + 9,4%;
- in prossimità delle centrali chiuse l’incremento di leucemie infantili è stato del
+ 5,5 % a dimostrazione che il potenziale viene meno con la chiusura, ma persiste
negli anni.
Le tragedie del nucleare:
1. la fusione del nocciolo della centrale di Chernobyl (26 aprile 1986, Ucraina) ha
dimostrato, se ce ne era bisogno, che la scienza non è infallibile:
- vennero liberate 50 tonnellate di materiale radioattivo;
- si sviluppò una nube radioattiva alta 2 km;
- il 70% del fall out radioattivo si abbatté sull’Europa (in particolare la Bielorussia);
- la Francia censurò la notizia del disastro.
A seguito dell’incidente gli effetti di assorbimento e tossicità si riscontrarono in
particolare sull’apparato respiratorio e gastrointestinale. Particolarmente colpiti furono
scheletro, fegato, midollo osseo, polmoni e tiroide. Gli individui più sensibili
all’assorbimento dei radionuclidi si rivelarono essere i bambini.
Il cancro alla tiroide è favorito anche da altre forme di inquinanti, tanto che sono in
continua crescita anche nella Pianura Padana con un’età media in progressivo
abbassamento. Un altro problema riscontrato a Chernobyl fu la cardiomiopatia del
Cesio, che provocò una sorta di paralisi cardiaca su molti individui.
Ufficialmente l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), che dovrebbe essere la
massima autorità sanitaria al mondo, ammette 4000 vittime a Chernobyl, la maggior
parte delle quali si occuparono delle prime operazioni di soccorso.
Eugenia Stepanova, direttrice del centro scientifico del Governo Ucraino, dice: “…
siamo pieni di casi di cancro nella tiroide, di leucemie e di mutazioni genetiche, non
registrati nei dati OMS e che erano praticamente sconosciuti 20 anni fa”. Il vice-capo
della Commissione medica della Repubblica Ucraina Nikolay Omelyonetes afferma di
avere studi che dimostrano che 34.999 persone che presero parte alla ripulitura di
Chernobyl sono morte di cancro dopo la catastrofe. Tali dati sono stati ignorati
dall’OMS e dall’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Nucleare) senza alcuna
motivazione sia in occasione del primo invio a marzo 2005, che del secondo a giugno
2005.
In pratica l’OMS ha censurato i dati.
2. la fusione parziale del nocciolo della centrale di Three Mile Island (28 marzo 1979,
USA) ha portato alla fuoriuscita di materiale radioattivo di cui non si è mai voluto
accertare la quantità. L’unico dato certo è che la compagnia che aveva in gestione la
centrale fallì, senza riuscire a risarcire i danni provocati.
Anche in questo caso negli anni successivi all’evento si registrò un picco di patologie
tumorali, la cui distribuzione risultò essere fortemente influenzata dalla direzione dei
venti.
Citiamo solo altri “piccoli” incidenti:
- Giappone: Tokamura (1999) e Kashiwazaki-Kariva (2007);
- Francia: Tricastin e Saint Alban-Saint-Maurice, mentre per il solo 2007 sono stati
ammessi 942 incidenti definiti come “minori”;
- Slovenia: Krsko (2008);
- Germania: Krummel (2009).
Perché gli studi sul nucleare sono spesso discordanti?
Le ragioni sono molteplici:
- ragioni politiche-strategiche (la bomba atomica serve per gli equilibri internazionali);
- ragioni economiche;
- assicurative (non ci sono accordi internazionali per il rimborso di eventuali danni
cagionati ad altre nazioni);
- mancanza di registri epidemiologici (meglio non studiare per non creare allarme);
- assenza di piani di monitoraggio che assicurino imparzialità ed indipendenza (in
Francia sussiste una vera e propria censura sulle tematiche nucleari);
- fattori di confondimento;
- lobby economiche;
- conflitto di interessi? (siamo sicuri che qualche scienziato o esperto non venga
pagato o non abbia interessi personali per sostenere una certa tesi?);
- accordo OMS-AIEA per la censura dei dati?
Veniamo ora al concetto di dose limite.
La definizione è stata coniata dall’ICRP (Agenzia Internazione per la Radioprotezione).
Con dose limite non si intende la dose al di sotto della quale non sussistono rischi sanitari,
ma la dose alla quale possono associarsi effetti somatici o genetici, che si considerano
accettabili in un confronto costi/benefici. Dal punto di vista medico non esiste alcuna soglia
di accettabilità, perché al tal riguardo non sono mai stati condotti studi.
Sarebbe dovere dello studioso, specie se umanista, applicare il principio di precauzione: in
assenza di certezza il giudizio va sospeso. Non si mettono in atto delle decisioni per poi
valutarne gli effetti prodotti in un secondo momento.
Il principio di precauzione è per altro previsto dal trattato istitutivo della U.E. art.174
comma 2 (Maastricht, 1992).
La costruzione di una centrale nucleare porta ad una produzione annua di 7 Twh/anno pari
a 1/50 dell’energia consumata nelle abitazioni private. In sostanza riducendo i nostri
consumi del 2% si risparmierebbe una centrale.
Il risparmio energetico è la prima fonte di energia disponibile da subito.
Il risparmio avrebbe indubbiamente questi vantaggi:
- tempi brevi per i risultati
- nessun acquisto di uranio e dipendenza dall’estero
- niente scorie radioattive da smaltire
- eliminazione dei rischi da incidenti
- riduzione CO2
- lavoro localizzato presso numerose piccole aziende
- risparmio del 10-20% delle spese di riscaldamento
- cultura della sostenibilità (rispetto delle generazioni future)
Il mondo va verso le energie rinnovabili ed il risparmio energetico.
La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno ed il coraggio. Il primo di fronte a come
vanno le cose, il secondo per cambiarle”.
-S.Agostino d’Ippona-
Parte 2 – Dott. Balestreri
Iniziamo con il parlare del problema delle scorie.
In Italia le aree ritenute idonee per la costruzione delle centrali nucleari sono ubicate
soprattutto al nord, mentre le zone idonee per lo stoccaggio delle scorie sono ubicate al
centro-sud. Vi sarebbero quindi rilevanti costi per il trasporto delle scorie a carico dei
contribuenti, sempre che non si decida come fatto finora, di trasformare le centrali anche
in punti di stoccaggio più o meno definitivi.
Negli Stati Uniti dove ormai il nucleare è una tecnologia consolidata da anni non si è
ancora arrivati alla costruzione di un sito di stoccaggio definitivo per le scorie. Il sito di
Yucca Mountain non è mai stati completato sia per gli ingenti costi di costruzione, che per
quelli connessi al trasporto delle scorie. Il sito non offre inoltre sufficienti garanzie di
sicurezza in termini di inquinamento ambientale (in particolare vi sono grossi problemi per
la salvaguardia delle falde dalla radioattività).
Problemi analoghi sono stati riscontrati anche in Germania nel sito di deposito nazionale di
Asse (Sassonia), ricavato in un’ex miniera di salgemma.
In Francia si è assistito e tuttora si assiste allo smaltimento illegale delle scorie, con la
complice assenza dei controlli da parte delle istituzioni preposte. Esistono in suolo
transalpino fra i 70 ed i 90 siti contaminati da Cogema-Areva.
In Italia vi è il sospetto che scorie provenienti dalla centrale di Caorso (PC) siano state
smaltite da aziende legate all’Andrangheta, mediante l’affondamento di navi cisterna nel
mar Tirreno. Sulla questione sono ancora in corso indagini da parte della Magistratura. I
sospetti sono rafforzati dai continui allarmi lanciati dal Procuratore Generale Antimafia
Piero Grasso sulle infiltrazioni mafiose nel ciclo di gestione dei rifiuti.
Fra i numerosi studi che hanno evidenziato la correlazione fra centrali nucleari e leucemie
infantili, segnaliamo “Incidence of thyroid cancer in residents surrounding the Three Mile
Island nuclear facility” Levin RJ – Division of Otolaryngology/head and neck surgery –
Pinnacle Health System, Harrisburg Pennsylvania USA (2008), che ha riscontrato un
incremento del 50% dei casi di tumore alla tiroide in un raggio di 5 miglia, con una latenza
di 15 anni, dalla centrale nucleare di Three Mile Island interessata nel 1979 dalla parziale
fusione del nocciolo.
Analoghi studi esistono anche per Chernobyl, ma sono stati censurati da AIEA-OMS.
Spesso i medici e gli studiosi in genere non sono credibili, perché in palese conflitto di
interessi. Per esempio la Fondazione Veronesi ha tra i soggetti finanziatori:
- ACEA (multiutility di Roma che gestisce inceneritori) e VEOLIA (azienda francese
che costruisce termovalorizzatori) e guarda caso alla trasmissione “Che tempo che
fa” del 20 gennaio 2008 il dott. Umberto Veronesi sostiene che “…gli inceneritori
sono a rischio zero”, nonostante studi inequivocabili affermino il contrario;
- ENEL (azienda elettrica interessata al business delle centrali nucleari) e guarda
caso il medesimo sostiene che il nucleare è sicuro;
- TELECOM (azienda telefonica) e guarda caso sostiene che l’elettrosmog non
esiste;
- GENEXTRA (azienda del settore chimico, di cui tra l’altro possiede il 4,13%) e
guarda caso sostiene che il biotech (OGM) è il settore del futuro.
Non ci può essere uno stato di salute in un ambiente inquinato ed il principio di
precauzione dovrebbe essere applicato a tutti i livelli.

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