mercoledì 23 febbraio 2011

DOCUMENTO DELLA SEZ. PROV. DEI MEDICI PER L'AMBIENTE-ISDE SULLE POLITICHE LOCALI DI PREVENZIONE SANITARIA ED AMBIENTALE

Questo documento comprende sia osservazioni sul rispetto delle normative e delle migliori indicazioni in tema di informazione, pinificazione, raccolta e analisi dei dati in meteria di controllo ambientale e prevenzione, sia richieste di report, analisi e dati su specifiche situazioni. Scritto con la collaborazione per la parte legislativa da parte di Marco Grondacci, il documento è stato recepito dall'Ordine dei Medici della Spezia, che ha provveduto ad inviarne una versione meno tecnica ma sostanzialmente ben rappresentativa a tutte le amministrazioni ed enti preposti.



Documento della sezione provinciale dei Medici per l’Ambiente (AIMPA) - Isde Spezia
sulle Politiche Locali di prevenzione Sanitaria e Ambientale



Premessa: il Principio di Precauzione quale paradigma per un processo decisionale trasparente e partecipato

Il  principio  di  precauzione  è  un  criterio  direttivo della Comunità Europea  che  deve  ispirare  l’elaborazione, la definizione e l’attuazione delle politiche ambientali circa  gli  effetti  che  possono  essere  prodotti da una data attività (Corte Costituzionale 3/11/2005 n. 406). “ Il Principio di Precauzione trova applicazione qualora i dati scientifici siano insufficienti, inconcludenti o incerti”
(Earth Summit 1992, art. 15).
“ Si richiama il Principio di Precauzione in tutte le situazioni in cui si identifichi un rischio ma non vi sono prove scientifiche sufficienti a dimostrarne la presenza o l’assenza”
( Costituzione Europea, art. 111-233)
Fondamentale ribadire quindi che il Principio di Precauzione non si basa sulla disponibilità di dati che provino la presenza di un rischio bensì sulla mancanza di dati che garantiscano l’assenza di tale rischio. Riteniamo che questi riferimenti siano solitamente disattesi nei criteri che orientano le richieste di autorizzazione e le analisi preventive di rischio ambientale e sanitario che ne sarebbero conseguenti.
Ci preme però sottolineare le ricadute che  l’insufficiente attenzione su tale criterio comporta sulla credibilità e la fiducia nell’operato istituzionale in materia.
 Si veda in tal senso il parere del Comitato Economico Sociale della U.E. sul principio di precauzione del 12/7/2000 secondo cui, con  riferimento  a  valori  limite  legali:    non  bisogna  idealizzare  le  cifre,  dal  momento  che  la promozione della valutazione dei rischi deve inserirsi in un dispositivo di negoziato sociale”. Il  suo vero ruolo sociale è quello di fornire le basi del dialogo” (punto 2.14).  Vedi anche “Il principio di precauzione: protezione della salute pubblica , dell’ambiente, del futuro dei  nostri bambini “ WHO 2004
 La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità  (2002), in relazione alla problematiche dei campi elettromagnetici, ha avuto occasione di affermare come la crescente preoccupazione del pubblico nei confronti delle nuove tecnologie dipenda non soltanto dalla mancanza di conoscenze adeguate [1]circa i rischi per la salute, ma anche dalla mancanza di attenzione verso i diversi modi di percepire il rischio che sono determinati da molteplici fattori personali, economici, culturali e mediatici Tutto ciò ha generato un crescente calo di fiducia nelle autorità pubbliche , negli esperti tecnico scientifici e nei dirigenti industriali.

Rispondere a questo calo di fiducia e rispondere al principio di Precauzione significa allora:
1.      allargare la consultazione ad esperti e scienziati soprattutto dove non siano chiari gli effetti  dannosi di determinate decisioni potenziali
2.      coinvolgere i cittadini nelle decisioni a fondamento tecnico – scientifico che incidono sulla vita quotidiana individuale e collettiva 
3.      affermare una funzione dell’esperto non come soggetto che valida gli asserti scientifici a supporto delle decisioni pubbliche o a rilevanza pubblica , ma piuttosto come soggetto che prima di tutto garantisce la credibilità sociale ai suddetti asserti scientifici sviluppandone gli aspetti di trasparenza delle fonti, di origine delle fonti, di descrizione di tesi alternative, di evidenziazione delle situazione di incertezza scientifica, di semplificazione del linguaggio e della comunicazione
4.      garantire da parte della PA la  trasparenza nelle procedure di scelta degli esperti (metodologia di accreditamento pubblico) ed il controllo sulle credenziali e sui possibili conflitti di interessi degli esperti coinvolti
La scienza di cui si scrive sopra non è quella pura e/o applicata ma quella a supporto delle scelte pubbliche e attende di trovare un adeguato statuto epistemologico (“Scienza e Governance nella UE: un contributo al dibattito “ AA. VV. http://governance.jrc.it/jrc-docs/spp.pdf)


Principi  applicativi per una Politica di Prevenzione in materia di tutela della  salute e dell’ambiente da parte della pubblica Amministrazione Locale

Riteniamo che in questi anni (come dimostrano le vicende dell’Area Ip, della discarica di Pitelli, della bonifica del golfo, degli impianti di gestione rifiuti da realizzare, dei traffici illegali di rifiuti scoperti dalla magistratura, della bonifica dalla presenza di amianto) c’è stata spesso una notevole sottovalutazione delle dimensioni dei problemi ambientali del nostro territorio, una carenza nel formulare processi decisionali trasparenti e partecipati nelle scelte e talora ritardi nell’affrontare emergenze ambientali ( vedi quelle bonifiche dei siti maggiormente colpiti). Ma soprattutto, per quanto riguarda l’aspetto prioritario dal punto di vista prognostico e profilattico, è mancata la continuità e l’incentivazione degli studi sulle possibili ricadute di tali criticità sulla salute dei cittadini. Tale atteggiamento ha contribuito a movimentare dissensi ed allarmismi da parte di comitati e fasce di cittadinanza che, pur presentando il rischio di valutazioni non sempre ponderate dal punto di vista tecnico scientifico, sono diventate conseguentemente giustificabili.
Diventa importante allora, oltre al riconoscimento di questi limiti e ritardi, elencare e richiedere alcune linee di condotta prioritarie. Riteniamo occorra:



1) Il rispetto delle procedure di legge sulla trasparenza ed il coinvolgimento del pubblico formalizzando la partecipazione del pubblico fin dall’avvio dei processi decisionali sia di livello puntuale che di programmazione su area vasta, secondo gli indirizzi della recente normativa comunitaria e delle buone pratiche a livello nazionale e internazionale (Dir 2003/4/CE – Dir 2003/35/CE)     


2) adeguare alcuni uffici e servizi ambiente e prevenzione sulla base dell’evoluzione della normativa comunitaria e nazionale e sulle migliori e più innovative esperienze gestionali esistenti
In particolare, come ben espresso dal legislatore regionale e dal regolamento europeo:

  • attuare il nuovo ordinamento dell’Arpal e sviluppare l’integrazione ed il coordinamento degli organi di pianificazione, programmazione,gestione e controllo in materia ambientale (lg. Reg. 04.08.06,n.20)
  •  con ciò riorganizzare le procedure autorizzatorie tra i diversi enti e settori tenendo ben conto degli impatti cumulativi e della specificità ambientale e sanitaria di un dato territorio (Dec. Leg. 29.06.2010,n.128).
  • per dare la dovuta priorità alla prevenzione sanitaria nei processi decisionali in merito, sembra indispensabile la piena attuazione dell’operatività del Dipartimento di Prevenzione, che integra l’attività dell’Igiene a sanità Pubblica con quella dell’Azienda sanitaria Locale, dei distretti e dell’Arpal (lg. Reg. 07.12.06, n.41).
  • Seguendo inoltre le migliori indicazioni del parlamento europeo che emergono dall’attuazione della convenzione di Aahrus, del Protocollo di Kiev sull’attività di reporting ambientale e sui nuovi registri per le emissioni di inquinanti e i loro trasferimenti (PRTR), risulta opportuno seguire la normativa europea per la definizione dell’esigenza o meno di applicazione della normativa sulla Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) ( reg. Eur. 18.06.09, n.596)

3)  promuovere ulteriormente la prevenzione sanitaria  nei processi decisionali coinvolgendo e potenziando in primo luogo l’Igiene Ambientale e l’Osservatorio epidemiologico dell’ASL

4) Si potrebbe altresì pensare allo sviluppo di strutture e procedure integrate tra diversi soggetti istituzionali riguardo a processi valutativi, decisionali e di controllo su criticità specifiche, anche soggette a competenze e responsabilità sovra locali come, su tutte, quelle relative alle aree soggette a bonifica.

Sul piano strutturale si ritiene insomma fondamentale potenziare e/o rendere permanenti strutture di coordinamento degli enti, sia volontarie (come nell’ipotesi appunto di un “ufficio bonifiche”) sia nel rispetto delle norme di legge. In questo caso basti pensare alla necessità di rendere operative le strutture di coordinamento in materia di qualità dell’aria o quanto previsto già dalla legge regionale del 1995 sulla istituzione dell’Arpal ( ora ribadito dalla recente legge di riforma del 2006)  sulla istituzione, presso ogni Provincia , di un   Comitato provinciale di coordinamento  finalizzato a  garantire il necessario coordinamento tecnico delle attività  dei Dipartimenti provinciali  dell'ARPAL, i Servizi delle rispettive Amministrazioni provinciali e comunali, i  Dipartimenti di prevenzione delle U.S.L. (leg reg. 7 dic 2006 n. 41)

Circa poi il sistema dei controlli pubblici occorre riprendere, adeguandoli alle diverse realtà locali, gli indirizzi della Raccomandazione UE  2001/331/CE. Secondo questa raccomandazione la pianificazione dei controlli ambientali ( a più livelli: nazionale, regionale e locale) dovrà svolgersi seguendo criteri di riferimento che comprendono le prescrizioni della normativa comunitaria, il registro degli impianti controllati nell’area del piano di controllo, la valutazione stato ambiente dell’area del Piano, valutazioni osservazioni prescrizioni da parte degli impianti controllati
( vedi Raccomandazione Parlam. Europeo 4 aprile 2001 2001/331/CE)   



Richieste specifiche

Per quel che riguarda alcune cocenti realtà e situazioni attuali si ritiene opportuno porre alcune richieste specifiche:

1)      Lo stato delle bonifiche dell’Area di Pitelli e dell’ex Area IP e i risultati delle relazioni tecniche effettuate.
2)      Lo stato di attuazione nel territorio provinciale della legge regionale n.5 del 06.03.2009 sulle norme di prevenzione dei danni e per le bonifiche e lo smaltimento di amianto
3)      La documentazione sugli accordi raggiunti o possibili riguardo alle scelte di gestione sulla chiusura del ciclo dei rifiuti nella riorganizzazione societaria di ACAM
4)      Lo stato della procedura per l’AIA della centrale Eugenio Montale dell’Enel e la comunicazione del parere sanitario rilasciato dal comune, come previsto dalla legge (n 152/06 Versione 2010)    
Si auspica, come suggerito dai dati di impatto sulla salute da parte delle centrali a carbone e nel rispetto degli esiti del referendum la chiusura della stessa o la riconversione totale a turbogas
5)      In che modo l’amministrazione intende rispondere alla Nuova Normativa sulla qualità 
dell’Aria, in vigore dal 30.09.2010, soprattutto circa le novità rispetto alla precedente versione sui metodi di misurazione, di informazione e di comunicazione dei dati (d.lgs.155-2010)     
6)      Considerati i numerosi lavori che sottolineano l’importanza ed il ruolo nefasto delle PM10 secondarie (oltre il 50% del totale e composte di ulteriori e aggiuntive sostanze nocive per la salute) si richiede la rilevazione di tali polveri
7)      Considerata la documentata emissione di SO2 da parte delle navi di grande carico si richiede l’analisi delle concentrazioni di tale sostanza nelle aree proprie ed attigue all’Area Portuale
8)      Nella stessa zona, a fronte di una riduzione notevole nel 2009 legata alla crisi economica degli sforamenti avvenuti in passato dei valori limite delle PM10  (sotto i 40 mcg/mc) considerata la ripresa con il recente forte aumento del traffico containeristico e le raccomandazioni dell’OMS che precedono i valori limite di legge che andranno in vigore dal 2012 (20mcg/mc) si richiede quali misure l’amministrazione intende adottare per rispettare tali target. Si richiede inoltre se e quale pianificazione è in atto per la rilevazione delle PM 2,5 ed una procedura per una campagna di analisi delle stesse.
                            



[1] Si veda ad origine l’analisi di Hayek per cui il problema reale non è costituito tanto dal contenuto dal contenuto di verità delle fonti di produzione delle norme e dalla loro capacità di essere la migliore soluzione per realizzare le aspettative condivise, quanto dalla diseguale e frammentata distribuzione della conoscenza della società






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