La Spezia, 1000 persone in corteo contro i veleni Mille persone hanno manifestato contro le fonti di inquinamento che si incrociano nel golfo spezzino
La Spezia - Sono tante le fonti di inquinamento che s’incrociano nel golfo spezzino. Così tante che, osservano amari i comitati civici, le stesse istituzioni hanno affermato più volte che è difficile separarne gli effetti combinati e stabilire quale sia la peggiore.
Comunque sia, per chiedere chiarezza, oggi i movimenti ambientalisti e cittadini si sono uniti nell’organizzazione di un lungo corteo composto da oltre un migliaio di persone che ha preso il via alle 17.30 da piazza Brin per raggiungere il centro. Lo slogan era chiaro: “Riprendiamoci la città”, e anche «abbattiamo tutti i muri che ci separano dalla verità e dal mare». Fra gli organizzatori, anche Massimo Lombardi, segretario di Prc, secondo cui «la “nave dei veleni” è ingiustificata e rappresenta una lesione della democrazia».
Ma già prima, a innescare la “miccia” erano state le dichiarazioni del pentito Carmine Schiavone al Secolo XIX (video 1/2/3): l’ex “ragioniere” del clan dei Casalesi ha testimoniato sulle infiltrazioni della mafia nella gestione dei traffici illeciti di rifiuti tossici e radioattivi. E ha invitato a scavare, a cercare la verità. Così i dubbi di sempre si sono riaccesi: tanto più che esiste un esposto di Legambiente, presentato all’indomani delle dichiarazioni di un altro pentito celebre, Francesco Fonti, sull’affondamento di “navi dei veleni” davanti alla Liguria.
Solo oggi si sa per certo che venne avvelenato 18 anni fa l’ufficiale della Capitaneria Natale De Grazia: indagava sul ruolo del golfo spezzino nei traffici dei rifiuti; da poco, De Grazia è stato riconosciuto come “cittadino onorario”: aveva scoperto una trentina di navi partite dalla Spezia e svanite nel nulla. Ma venne fermato prima che concludesse l’indagine.
Non è finita: Spezia è la città della centrale Enel che brucia ancora carbone, vanta un “record” di morti per mesotelioma pleurico da amianto, colpa delle lavorazioni della cantieristica, ma anche delle navi militari imbottite di amianto.
Ancora: Spezia ospita l’unico, grande rigassificatore italiano, quello di Panigaglia, con il suo metanodotto. E poi ci sono le discariche, tante, e non bonificate. E la difficile convivenza con il porto, che ha sacrificato nel tempo buona parte della costa di Fossamastra, del Canaletto, di calata Paita.
Gli spezzini ora chiedono che si riaprano le vecchie inchieste su Pitelli , e che si facciano carotaggi in collina, ma anche nelle banchine portuali, per capire cosa c’è sotto. Proprio come consiglia Schiavone. E lunedì sera si terrà una seduta straordinaria di consiglio comunale, per fare il punto sull’emergenza ambientale “irrisolta”. Arpal, l’Agenzia regionale per l’ambiente, dice che va tutto bene. Il presidente del porto, Lorenzo Forcieri, dice che Spezia è la città più monitorata d’Italia. Il sindaco Massimo Federici si spinge anche più in là e dice che Spezia è addirittura la città più monitorata d’Europa. Entrambi lamentano un “danno di immagine”, a causa dei movimenti civici ambientalisti. E tuttavia, la richiesta di indagini non solo non cessa. Quella richiesta continua a crescere.
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